Long-Covid: possibile anche nei bambini. Lo conferma uno studio del Policlinico Gemelli

Gli esperti concordano: il Covid e il Long-Covid nella popolazione pediatrica è stato sottovalutato. Eppure gli effetti ci sono e se gli esiti nell’immediato possono essere evidenziabili, ancora non sono note le possibili implicazioni a lungo termine. «Il Long-Covid nei bambini – dichiarano all’unisono i pediatri – potrebbe ipotecare la loro salute anche negli anni a venire. Ragione in più, dunque, per vaccinarsi anche durante la gravidanza e dai 5 anni in su». A conferma di questa affermazione ci sono i risultati di uno studio condotto dai pediatri della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma che ha coinvolto 129 ragazzi e bambini, di età media 11 anni, con diagnosi di Covid-19, effettuata tra marzo e novembre 2020. Durante la fase acuta dell’infezione, oltre il 25% dei bambini era asintomatico, più del 74% aveva sintomi, 6 bambini hanno richiesto un ricovero e 3 un ricovero in terapia intensiva a causa dello sviluppo, in un caso, della sindrome infiammatoria multisistemica, caratterizzata da febbre, segni della “tempesta citochinica”, grave compromissione respiratoria e cardiaca, fino allo shock, vasculiti, aneurismi delle arterie coronariche con possibile interessamento anche grave di reni, cervello, occhi, intestino, e nei restanti due di miocardite. I dati attestano che quasi nel 42% dei casi i bambini positivi si sono ripresi completamente dal Covid, mentre il 35% ha avuto uno-due sintomi persistenti, fino a 3 o più sintomi nel 22% di essi. Ovvero si è avuto il cosiddetto Long-Covid e fra i sintomi a distanza più frequenti si sono registrati: insonnia (all’incirca 19%), persistenza di sintomi respiratori, compresi dolore e senso di costrizione toracica (poco meno del 15%), congestione nasale (12%), fatigue (11% circa), dolori muscolari (10%) e articolari (7%), difficoltà di concentrazione (10%).

«Secondo il nostro studio – commentano i pediatri – oltre metà dei bambini presentava almeno un sintomo da Long-Covid a distanza di due mesi dalla diagnosi iniziale di infezione: sintomi e durata coerenti con quanto osservato nel Long-Covid degli adulti. Un dato importante e inaspettato è che anche i bambini con forma asintomatica di Covid-19 possono sviluppare sintomi cronici persistenti». Per questo è importante prendere in considerazione una popolazione, come quella pediatrica, sottovalutata durante la pandemia e riflettere sulla decisione di vaccinare i bambini piccoli e piccolissimi: gli esiti potrebbero non solo limitarsi a un impatto sulla salute mentale, a causa delle misure restrittive adottate per contrastare la pandemia, ma estendersi anche ad altre manifestazioni: «Questi dati, dichiarano gli esperti, sono una “call to action” per tutti i pediatri, esperti di salute mentale e decisori politici a intraprendere misure cautelative per salvaguardare la salute dei bambini nella sua totalità. E l’unico modo per proteggere i più piccoli da Covid è la vaccinazione, sia quella in gravidanza, che quella in età pediatrica, appena estesa alla fascia (5-11 anni)».

E’ un controsenso rifiutare questo strumento salvavita in un momento in cui nel mondo si assiste anzi a una levata di scudi contro l’apartheid vaccinale, in cui tutti si battono per l’equità vaccinale, per offrire questo prezioso strumento, anche ai Paesi in via di sviluppo. «Dovremmo cominciare a dare il buon esempio – conclude Giuseppe Zampino, Direttore UOC di Pediatria della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli, associato di Pediatria all’Università Cattolica, campus di Roma – noi che abbiamo la fortuna di essere nati in un Paese tra quelli “privilegiati”. E a ringraziare per avere a disposizione gratuitamente questo eccezionale strumento di vita che è il vaccino».

Francesca Morelli

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