Neuro-COVID: lo studio italiano dell’impatto del Covid sui disturbi neurologici

L’infezione da COVID-19 è stata associata a una ampia gamma di disturbi neurologici, causati principalmente da carenza cerebrale di ossigeno, infiammazione cerebrale oppure trombosi di arterie e di vene cerebrali. Sono alcune delle evidenze presentate al Congresso Mondiale di Neurologia, in corso in questi giorni in modalità virtuale (3-7 ottobre) ed emerse dallo studio Neuro-COVID, l’analisi che ha visto l’Italia apripista nello studio delle possibili complicanze neurologiche causate da infezione da Covid-19. Avviato dal marzo del 2020, appena scattata l’emergenza, e condotto dall’Università Milano-Bicocca, dall’Università degli Studi e dall’Istituto Auxologico, con il patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia, hanno partecipato ben 50 Neurologie italiane, distribuite nelle varie regioni.

<Secondo l’analisi preliminare dello studio Neuro-COVID realizzata sui primi 904 pazienti ospedalizzati, provenienti da 18 centri del Nord e Centro Italia nel periodo Marzo 2020-Marzo 2021, si conferma che il disturbo neurologico più frequente è l’alterazione combinata dell’olfatto e del gusto (anosmia- ageusia, circa il 40% dei pazienti Neuro-COVID) con durata superiore a 1 mese nel 50% dei casi e fino a oltre 6 mesi nel 20%>, puntualizza il professor Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano, Università di Milano –Bicocca e Direttore della Clinica Neurologica, Ospedale San Gerardo di Monza. Un secondo disturbo, anch’esso molto frequente (circa il 25% dei pazienti Neuro-COVID), è l’encefalopatia acuta, ovvero uno stato di confusione mentale, perdita di attenzione e memoria, stato di agitazione, fino ad una alterazione dello stato di coscienza e al coma>.

È tuttora oggetto di dibattito il legame causa-effetto tra l’infezione da COVID e l’ictus ischemico, verificato nel 20% dei casi dei pazienti oggetto dello studio Neuro-COVID.  <Tuttavia, quasi tutti riportavano i classici fattori di rischio vascolare per un ictus (ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, ipercolesterolemia)>, aggiunge il professore. <Sembra invece confermato che l’infezione da COVID abbia fatto da “innesco” per la trombosi arteriosa cerebrale, ma anche per le trombosi venose cerebrali, più rare. La cefalea associata a Covid è frequente, nel 50% dei casi diventa cronica e dura oltre 2 settimane mentre in circa il 20% dei casi ha una durata superiore ai 3 mesi. I disturbi cognitivi post-COVID inoltre fanno parte della “sindrome long COVID”, non sono rari (circa il 10% dei soggetti Neuro-COVID), ma l’entità del disturbo è quasi sempre di grado modesto e non raggiunge i criteri di una “demenza”. La durata media è circa 3 mesi e si risolve spontaneamente entro i 6 mesi in quasi la totalità dei casi>.

Paola Trombetta

 

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