Otto scatti d’autore contro il linfoma

Vivere con un tumore vuole spesso dire dover combattere contro il tempo. Per raffigurare questo stato d’animo, comune alle persone colpite da un tumore, in particolare da un linfoma, è stata realizzata la Campagna nazionale “Non bruciare il tempo, mettilo a fuoco – Uno scatto contro il linfoma”, realizzata con il supporto di Roche. Ha coinvolto 60 Centri ematologici italiani, dove nei prossimi mesi verranno esposte le frasi e le immagini più significative degli oltre 250 pensieri – tra brevi frasi e foto amatoriali – di pazienti, familiari, amici, medici e personale sanitario che vivono da vicino l’esperienza di un tumore del sangue e hanno riflettuto sull’importanza del tempo, su che cosa farebbero se scoprissero di avere tre ore di vita in più. Otto pensieri, trasformati in otto scatti d’autore contro il linfoma dall’Istituto Italiano di Fotografia, sono già in mostra nella Galleria Alberto Sordi di Roma fino al 18 ottobre. Otto pensieri e otto scatti d’autore che invitano tutti a “non bruciare” il proprio tempo, ma ad utilizzarlo al meglio. Il tempo, infatti, è il “bene più prezioso” per oltre un terzo della popolazione (37%), più di un’automobile, di un gioiello o di uno smartphone di ultima generazione ed acquista un valore ancora maggiore per gli oltre 200 mila italiani che convivono con una forma di linfoma: tumori del sangue che, solo nel nostro Paese, colpiscono 16.700 persone ogni anno. <Sono tumori del sangue che coinvolgono principalmente i tessuti linfatici, in particolare i linfonodi, e sottraggono anni di vita di qualità ai pazienti, soprattutto a quelli più fragili come gli anziani>, puntualizza Giovanni Pizzolo, Professore di Ematologia, Università di Verona, Vicepresidente della Società Italiana di Ematologia. <I linfomi costringono infatti le persone a trascorrere ore in ospedale per le terapie. Proprio perché il progresso terapeutico ha permesso, grazie all’impiego dei cosiddetti farmaci intelligenti che colpiscono selettivamente le cellule malate, di raggiungere punte di guarigione dell’80%, credo sia un dovere ricorrere alle nuove somministrazioni più veloci e meno invasive. È un passaggio necessario per garantire la qualità di vita dei pazienti e anche per decongestionare le strutture ospedaliere, permettendo così di trattare un numero maggiore di pazienti e di abbattere le liste d’attesa>. Motivo per cui alcuni rappresentanti della 12a Commissione Permanente Igiene e Sanità hanno presentato, lo scorso luglio, un’interrogazione ai ministri della Salute e dell’Economia e Finanze per accendere un riflettore sull’argomento e sottolineare come modelli di best practices, tra cui l’IRCCS di Bari, siano già realtà e dovrebbero essere presi ad esempio da altre Regioni.<Chi convive con un linfoma – commenta Davide Petruzzelli, Presidente dell’associazione nazionale Linfovita onlus – desidera solo la normalità, la quotidianità che gli viene negata o che diventa più complessa a causa della malattia e del tempo necessario ai trattamenti. Lo abbiamo visto anche in questi scatti della mostra: avere più tempo utile per sé e per la famiglia significa avere una migliore qualità di vita, significa sentirsi pienamente persona, al di là dell’essere malato. Per questo, oltre a curare il linfoma, dobbiamo curare la persona e solo una qualità di vita accettabile è una vera liberazione dalla malattia>

Paola Trombetta

 

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