Favorire una maggiore adesione ai programmi di screening; migliorare le reti oncologiche presenti sul territorio; uniformare i percorsi diagnostico-terapeutici. Sono alcuni degli obiettivi proposti da All.Can la neonata coalizione, presentata i giorni scorsi a Roma, realizzata con il contributo di Bristol-Myers Squibb e AbbVie: vi fanno parte associazioni di pazienti, clinici, università e industrie per ridefinire i programmi di gestione del cancro, “dalla parte dei pazienti”. Negli ultimi cinque anni i nuovi casi di tumore nel nostro Paese sono aumentati da 366mila a 373mila. E, oggi, quasi 3 milioni e 400mila persone vivono dopo la diagnosi. Il servizio sanitario nazionale, finora, è stato in grado di sostenere il peso crescente della malattia e rispondere alle esigenze dei pazienti. Ma è urgente individuare soluzioni per rendere più efficiente il modello di assistenza oncologica. Ogni anno, ad esempio, il 20% dei costi per la cura del cancro, pari a circa 3,8 miliardi di euro, potrebbe essere risparmiato migliorando l’efficienza complessiva del sistema. Almeno il 15% degli esami (in particolare radiologici e strumentali) è improprio; vi sono terapie di non comprovata efficacia che costano ogni anno al sistema circa 350 milioni di euro e il peso delle visite di controllo è pari a 400 milioni. Le liste d’attesa sono troppo lunghe e l’adesione ai programmi di screening è insufficiente soprattutto al Sud, le reti oncologiche sono attive solo in alcune Regioni, precisamente Toscana, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Liguria e i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) non sono uniformi, con conseguente spreco di risorse. Per questo l’Italia ha aderito a All.Can, iniziativa internazionale promossa in 19 Paesi che porta l’esperienza di una vera alleanza tra tutti gli attori coinvolti nella lotta alla malattia.
<All.Can vuole mettere i pazienti al centro delle proposte elaborate, creare sistemi di misurazione per assicurare che le risorse siano indirizzate alle esigenze del malato, ridurre gli sprechi, focalizzare la volontà politica per concretizzare queste iniziative a livello nazionale e internazionale>, spiega la senatrice Emilia Grazia De Biasi, Portavoce di All.Can Italia. <In questo modo si potrebbero gestire meglio le risorse, garantendo il miglior risultato per i pazienti e facendo crescere la qualità del sistema pubblico della salute>.
<E’ inoltre necessario che la riorganizzazione degli ospedali privilegi le strutture che trattano più casi>, evidenzia il professor Paolo Marchetti, Direttore Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma e Ordinario di Oncologia all’Università La Sapienza. <Non è ammissibile che un giorno di ricovero abbia costi differenti non solo tra diverse Regioni, ma anche nell’ambito di uno stesso territorio. Per questo bisogna procedere all’applicazione reale dei costi standard, per finanziare i reparti di oncologia. Inoltre molti esami non rispondono al criterio dell’appropriatezza. Il problema riguarda, in particolare, i marcatori tumorali. Questi test sono utilizzati in oncologia da più di 40 anni, ma il loro uso sta diventando eccessivo rispetto al numero dei pazienti oncologici, perché sono impiegati a scopo diagnostico in persone non colpite dalla malattia>.
<In Europa ogni anno si stimano 2,5 milioni di nuovi casi di cancro e circa il 20% della spesa sanitaria è sprecata in interventi inefficaci che possono danneggiare il malato con ritardi evitabili>, aggiunge la dottoressa Antonella Cardone, Direttore della European Cancer Patient Coalition (ECPC) che rappresenta 450 associazioni di malati di 46 Paesi, e per questo motivo, si è impegnata in All.Can e ne è tra i Soci Fondatori. <L’ accesso dei malati di cancro all’innovazione nella diagnosi e terapia e il superamento delle disparità tra i Paesi europei sono al centro della mission di ECPC e di All.Can>.
Paola Trombetta