Il trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) che minano, soprattutto nei maschi in età pediatrica con una probabilità quattro volte superiore rispetto alle femmine, lo sviluppo neurologico con compromissione delle relazioni sociali e della comunicazione, difficoltà nella sfera emotiva e nel linguaggio, comportamenti ripetitivi, ma anche un rallentamento dello sviluppo intellettivo, potrebbe essere “integrato” da un rimedio nutrizionale: i probiotici. L’ipotesi è supportata dalla stretta relazione, scientificamente dimostrata, che collega i centri emotivi e cognitivi, dunque il cervello, con l’intestino, riconosciuto come il “secondo cervello”.
Uno studio recente (Aprile 2019), pubblicato sulla rivista Nutrients, condotto su 71 bambini tra 7 e 15 anni con ASD, dimostrerebbe che un particolare ceppo di Lactobacillus Plantarum, il PS128, somministrato due volte al giorno per 4 settimane sarebbe in grado di migliorare diversi sintomi della malattia. In particolare ridurre irritabilità, ansia, iperattività/impulsività, atteggiamenti provocatori, disattenzione e trasgressione delle regole. I benefici, secondo i dati dello studio, sarebbero più evidenti in pazienti più piccoli (7-12 anni), dimostrando l’importanza di un intervento precoce, risultato ben tollerato e privo di effetti collaterali. In funzione, dunque, della potenzialità di azione oltre che su disturbi di origine gastrointestinale anche su sintomi e malattie psichiche, il PS128 ha meritato l’appellativo di “psicobiotico”.
«Si tratta di un probiotico – spiega Matteo Alessio Chiappedi, neuropsichiatra infantile presso l’Istituto Neurologico Nazionale IRCCS Fondazione “C. Mondino” di Pavia – isolato da un alimento fermentato, il fu-tsai. Ingerito in quantità adeguate è in grado di apportare benefici nel trattamento di malattie psichiatriche, incrementando i livelli di dopamina e serotonina in aree chiave del cervello, riducendo la sintesi di sostanze ad azione infiammatoria, regolando la risposta allo stress, a vantaggio anche di un miglioramento in comportamenti simil-ansiosi e simil-depressivi». Le evidenze emerse dallo studio incoraggerebbero, quindi, ad affiancare i trattamenti più tradizionali dell’ASD che si avvale di un approccio multidisciplinare (terapia comportamentale, logopedia, fisioterapia, terapia occupazionale e farmacologica a seconda dei casi), con un’integrazione nutrizionale a base di probiotici. «L’approccio complementare ai metodi di supporto tradizionali – conclude l’esperto – oltre ad essere sicuro ed efficace, è finalizzato a migliorare alcuni sintomi e soprattutto a offrire migliore qualità di vita ai bambini e alle loro famiglie».
Francesca Morelli