Ricerca clinica: un valore per la salute di tutti

«Con l’aiuto dello staff medico ho compiuto tutti i passi per arrivare al primo giorno di cura e con loro ho iniziato con fiducia e speranza questo percorso di adesione allo studio clinico, che a tutt’oggi, a distanza di 10 anni, continua. La malattia mi è sembrata più facile da affrontare: partecipare allo studio mi ha dato la possibilità di conviverci con una qualità di vita ottima. A chi inizia una terapia all’interno di uno studio clinico, mi sento di dire di affidarsi ai ricercatori e ai medici e di fare loro domande senza problemi e poi con fiducia e speranza nel futuro seguire tutti i passi per arrivare fino in fondo». Sono le parole di Alessandro Barcherini dell’associazione MelaVivo che testimonia così la sua esperienza all’interno di uno studio clinico.

La ricerca clinica, che ha contribuito allo sviluppo di nuove terapie e a salvare milioni di vite, è il motore del progresso scientifico e dell’innovazione, un bene e un patrimonio del singolo e della società. Gli studi clinici riguardano direttamente pazienti e cittadini, sia perché la partecipazione ad uno studio permette a chi convive con una patologia di accedere in anticipo e in sicurezza a opzioni terapeutiche innovative, più efficaci rispetto a quelle già in uso, sia perché il valore della ricerca si traduce in benefici sanitari, sociali ed economici per tutti i pazienti e per l’intera comunità, con un miglioramento della salute globale.

Gli italiani hanno fiducia nella ricerca scientifica, ma esprimono preoccupazione e timori riguardo gli studi clinici, anche a causa di fake news e falsi miti. Favorire tra i cittadini la consapevolezza del valore della ricerca e superare le resistenze che ostacolano la partecipazione dei pazienti agli studi clinici, sono gli obiettivi della campagna nazionale di sensibilizzazione e informazione sul valore della ricerca e della sperimentazione clinica “La ricerca siamo noi. Tutti insieme, dalla scienza alla cura”, promossa dall’Accademia del Paziente Esperto EUPATI APS (AdPEE) insieme a 47 tra Associazioni pazienti, accademie e aziende sanitarie, società scientifiche e centri di ricerca, con il contributo di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica del Sacro Cuore, e dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Alessandria, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità e Farmindustria.

«L’Accademia del Paziente Esperto EUPATI APS (AdPEE) ha sempre ritenuto importante affrontare le preoccupazioni dei cittadini nei confronti delle sperimentazioni cliniche», dichiara Nicola Merlin, Presidente dell’Accademia. «Riteniamo indispensabile contrastare le fake news, evidenziare il valore della partecipazione ai trial clinici, coinvolgere i pazienti affinché possano essere protagonisti attivi nelle decisioni riguardanti la loro salute e i loro trattamenti. Questa campagna intende costruire un “ponte” di fiducia tra la comunità scientifica e l’opinione pubblica. “La ricerca siamo noi” è un importante passo verso una maggiore collaborazione e alleanza reciproca, elementi chiave per il progresso della scienza e della salute pubblica».

La ricerca clinica rappresenta per i pazienti una opportunità, in quanto permette di accedere alle terapie più avanzate e contribuisce allo sviluppo di cure migliori per tutti. L’Italia ha sempre avuto un ruolo di leadership nella ricerca clinica, soprattutto per l’eccellente qualità della produzione scientifica, riconosciuta a livello internazionale. Purtroppo, nel nostro Paese i finanziamenti per la ricerca scientifica sono insufficienti. Eppure, dimostrare la sicurezza e l’efficacia di un farmaco innovativo significa far entrare sul mercato in tempi relativamente brevi, cure migliori di quelle già disponibili. «In Italia nell’80% dei casi, gli studi sono “profit”, cioè sostenuti da aziende farmaceutiche e solo il 20% “no profit”, cioè studi cosiddetti accademici – afferma Giampaolo Tortora, Direttore del Comprehensive Cancer Center, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma – la carenza di studi non sponsorizzati è un grave danno, perché la sperimentazione di nuovi farmaci comporta vantaggi dal punto di vista scientifico e da un punto di vista anche economico. È dimostrato, infatti, che per ogni euro investito in ricerca il guadagno per il Servizio Sanitario Nazionale è pari a 3 euro e, nel caso di studi clinici per farmaci oncologici, addirittura 3,35 euro».

La sperimentazione pre-clinica è essenziale per garantire che i farmaci abbiano un profilo di sicurezza accettabile e una buona probabilità di essere efficaci. Gli studi clinici sull’uomo sono gli strumenti su cui si basa lo sviluppo di un nuovo farmaco. Il loro obiettivo è verificare e valutare attraverso le fasi 1, 2, 3 e 4 (farmacovigilanza) la sicurezza, priorità assoluta, e l’efficacia di una nuova molecola, prima che diventi un farmaco disponibile per i pazienti.

«Il processo è molto lento e può durare anche dieci anni: i soggetti sani o i pazienti che partecipano a uno studio clinico devono sempre esprimere il proprio consenso – spiega Dominique Van Doorne,Responsabile Scientifico di Accademia del Paziente Esperto EUPATI APS (AdPEE) – senza una buona partecipazione dei pazienti agli studi clinici non ci sarebbe ricerca. L’idea del paziente “cavia” è superata: oggi i pazienti coinvolti negli studi clinici sono seguiti con grande attenzione e rigore. I Comitati Etici controllano e garantiscono che la ricerca sia fatta nel rispetto dei partecipanti e delle regole internazionali dettate dalla Dichiarazione di Helsinki e dalle Good Clinical Practices».

La campagna nazionale “La ricerca siamo noi. Tutti insieme, dalla scienza alla cura” si avvale di diverse risorse: attraverso video informativi con il divulgatore scientifico Marco Cattaneo e testimonianze dei pazienti esperti, la campagna aiuta a capire come funziona la ricerca clinica, come sono tutelati i partecipanti e quale ruolo hanno le associazioni. Tutte le informazioni su: https://laricercasiamonoi.accademiadeipazienti.org/.

Paola Trombetta

 

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