Sclerosi Multipla e Coronavirus: una “piattaforma” che informa

Pazienti in terapia per Sclerosi Multipla (SM) non hanno un rischio aumentato di contrarre il COVID-19. Sono i primi dati confortanti, emersi dal progetto MuSC-19, in pubblicazione su Lancet Neurology. L’iniziativa, voluta da SIN (Società Italiana di Neurologia) e AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e presentata in occasione della Settimana dedicata alla Sclerosi Multipla (25-31 maggio), si è avvalsa di una piattaforma innovativa, messa a disposizione da Roche, che dal 14 marzo all’8 aprile scorsi ha consentito la registrazione e raccolta dati di 232 pazienti con SM, di cui circa il 90% in trattamento con Disease Modifying Treatment (DMT) e sintomi manifesti di COVID-19. Il progetto ha visto una larga e condivisa partecipazione: 78 centri italiani specializzati nella SM (prevalentemente di Lombardia, Lazio e in misura minore di Centro e Sud Italia), oltre a 28 centri di altre 15 nazioni, di cui le principali Austria, Turchia, Portogallo, Inghilterra, Argentina, Canada. Il progetto di raccolta dati è tuttora attivo e sono stati superati i 500 pazienti: continuerà per tutto il periodo dell’ emergenza e sarà accessibile a tutta la comunità scientifica, di qualunque paese e nazionalità, interessata a partecipare a questa o ad altre iniziative di raccolta dati e campioni biologici. «I risultati al momento ottenuti sembrano essere abbastanza rassicuranti: – spiega il Professor Marco Salvetti dell’Università Sapienza, Ospedale Sant’Andrea, di Roma – non sono infatti stati evidenziati elementi di rischio legati alla terapia, sebbene non sia ancora possibile dare informazioni riguardo a specifici trattamenti, essendo lo studio ancora in fase preliminare. Mentre in caso di presenza del virus in pazienti con SM, comorbidità, disabilità e in età avanzata, sembrerebbe confermato il rischio di una peggiore evoluzione della malattia. Questi sono dunque pazienti meritevoli di maggiore attenzione nella prevenzione dell’infezione». Obiettivo del progetto MuSC-19 è contribuire, con informazioni certe, a definire una strategia terapeutica, anche in riferimento ai diversi tipi di farmaci assunti, a medio e a lungo termine in pazienti con SM nelle diverse fasi di evoluzione della pandemia. L’attesa, inoltre, è che i dati e le informazioni di questo studio possano essere riprodotti anche a malattie simili alla SM e/o di natura cronica.

Parallelamente, fin dalle prime settimane di emergenza, AISM con la sua Fondazione (FISM) e il Gruppo di studio sulla SM della SIN hanno istituito un programma di attività per affrontare l’emergenza a breve, medio e lungo termine anche in un’ottica di sanità pubblica e di advocacy, reso possibile dalla collaborazione di neurologi che operano in condizioni di elevata emergenza e da rappresentanti di AISM e FISM. «Per le persone con SM – conclude Francesco Vacca, Presidente Nazionale AISM – è importante ricevere dalla ricerca scientifica indicazioni che abbiano ricaduta concreta sulle scelte di trattamento e di vita, sostenute anche dalle esperienze di malattia che gli stessi pazienti portano alla ricerca. Per questo invito tutte le persone, che hanno affrontato l’infezione a domicilio, a raccontare la loro storia ai ricercatori, anche attraverso i propri medici di base».

Francesca Morelli

Articoli correlati