Un’app e una piattaforma sul web per creare un filo diretto tra medico e paziente; una serie di domande pre-impostate per facilitare la descrizione del problema; la possibilità di segnalare in tempo reale al medico gli eventi avversi e i problemi di adesione alla terapia. Passa anche attraverso smartphone e PC la lotta al tumore al polmone, il big killer, prima causa di morte negli Stati Uniti, che ogni anno fa registrare oltre 400.000 casi in Europa e circa 41 mila in Italia.
Da oggi, i pazienti con adenocarcinoma polmonare non a piccole cellule con mutazione EGFR, in terapia con farmaci biologici, possono usufruire di un canale digitale diretto per mettersi in contatto con il medico e aggiornarlo sulla gestione della terapia. Questo grazie all’innovativo servizio IPM – Improving Patient Management, con una app disponibile per i cellulari iOS e Android, smartphone e tablet, scaricabile da App Store e Google Play, messo a punto da DOT con il contributo incondizionato di Roche.
Nel tumore del polmone la sopravvivenza a 5 anni è moderatamente aumentata dai primi anni ’90 alla fine del decennio 2000, passando dal 10% al 14% negli uomini e dal 12% al 18% nelle donne. Le terapie biologiche orali hanno rivoluzionato in modo radicale la sopravvivenza, la qualità di vita e lo stesso modo di curare i pazienti. I farmaci biologici colpiscono in modo mirato il bersaglio molecolare bloccando, nel caso dell’adenocarcinoma non a piccole cellule con mutazione EGFR, il fattore di crescita attraverso la tirosinchinasi, portando all’aumento della sopravvivenza in questo gruppo di pazienti. Questi farmaci possono essere ritirati presso il Centro di cura e assunti a domicilio dal paziente e questo vantaggio, diradando la frequenza dei contatti con lo specialista, potrebbe rappresentare un problema dal punto di vista del monitoraggio degli effetti collaterali, con tutti i rischi connessi, dall’interruzione arbitraria delle terapie, al peggioramento della qualità di vita. Ed è qui che arriva in aiuto la tecnologia. «Mentre nell’era della chemioterapia questi pazienti erano sottoposti a controlli piuttosto frequenti, con le terapie orali gli accessi in ospedale si riducono – dichiara Filippo de Marinis, Direttore dell’Oncologia Toracica all’IRCCS Istituto Europeo di Oncologia di Milano – e questo comporta che la segnalazione degli eventi avversi non sia adeguata e di conseguenza la gravità della tossicità legata ai farmaci inibitori delle tirosinchinasi (EGFR-TKI) orali può essere trascurata. La possibilità di avere a disposizione un sistema applicativo, da utilizzare in modo semplice con uno smartphone o dal computer, è vantaggioso per il paziente e per il medico. È sufficiente che il paziente invii un messaggio e una foto per avere un consulto e un intervento efficace». (P.T.)