L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato la rimborsabilità in prima linea di lorlatinib, inibitore della tirosin-chinasi (TKI) di terza generazione, in pazienti con “tumore del polmone non a piccole cellule”, positivo per le chinasi ALK. Si tratta di un passo avanti nel trattamento di questo tipo di tumore, che ha una maggiore incidenza in pazienti giovani, sotto i 50 anni, spesso non fumatori, la cui malattia risponde molto meno ai regimi chemioterapici standard. In Italia, il tumore del polmone rimane ancora la seconda neoplasia più frequente negli uomini (15%) e la terza nelle donne (6%), causando un numero di decessi superiore a quello di qualunque altra forma di cancro. Secondo gli ultimi dati AIOM-AIRTUM, lo scorso anno in Italia ci sono state 44.000 nuove diagnosi di tumore al polmone (30 mila uomini e 14 mila donne). La maggior parte sono tumori non a piccole cellule (Non Small Cell Lung Cancer, NSCLC). All’interno di questo gruppo, la ricerca scientifica ha individuato numerose alterazioni molecolari che possono determinare lo sviluppo della patologia neoplastica. Tra queste, l’alterazione a carico del gene ALK che rappresenta un importante target terapeutico. I pazienti affetti da NSCLC ALK+ presentano un’alta incidenza di metastasi cerebrali (fino a 40%), con il conseguente impatto sulla qualità di vita.
«Il tumore del polmone rappresenta una patologia frequente e molto complessa», spiega Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e presidente di WALCE Onlus. «Grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del DNA, sono note molte alterazioni molecolari del NSCLC che condizionano la biologia di questo tumore, alcune delle quali sono presenti nelle prime fasi di sviluppo e rappresentano target terapeutici. La loro identificazione è fondamentale per individuare farmaci target che garantiscono ai pazienti un’aspettativa di vita superiore. Effettuare il testing molecolare completo per identificare la proteina ALK è indispensabile per orientare la prima scelta terapeutica. I pazienti con NSCLC ALK+ sono più giovani della media, non fumatori e in buone condizioni, ma con un’alta incidenza di metastasi cerebrali (fino al 40%). Il sistema nervoso centrale è per questi pazienti un sito frequente di progressione della malattia; pertanto, la prevenzione delle metastasi cerebrali durante la prima linea di trattamento assume un ruolo fondamentale nella gestione della malattia, migliorando aspettativa e qualità di vita rispetto alla chemioterapia».
È il caso di lorlatinib, inibitore della tirosin chinasi (TKI) di terza generazione, in grado di superare la barriera ematoencefalica e agire quindi anche a livello cerebrale. La nuova indicazione di lorlatinib in prima linea di trattamento è supportata dallo studio CROWN, internazionale, multicentrico, randomizzato, che ha confrontato lorlatinib verso crizotinib in monoterapia, in 296 pazienti con NSCLC ALK-positivo avanzato non trattati in precedenza.
«I dati dello studio di fase III CROWN hanno consentito di evidenziare la superiorità di lorlatinib sia in termini dell’endpoint primario (sopravvivenza libera da progressione), che in termini di risposte obiettive e di controllo intracranico», precisa Filippo de Marinis, Direttore Divisione di Oncologia Toracica IEO_Istituto Europeo di Oncologia, Presidente AIOT (Associazione Italiana di Oncologia Toracica) e Membro del Comitato Direttivo dello studio CROWN. «Fino ad oggi, i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato, con traslocazione di ALK, sono stati trattati in prima linea con inibitori di ALK di seconda generazione. La maggiore efficacia di lorlatinib è stata evidenziata in tutti i parametri valutati, con una riduzione del rischio di progressione di malattia pari al 73%, mentre l’82% dei pazienti con metastasi cerebrali ha riscontrato una risposta intracranica, che è stata completa nel 71% dei casi. La terapia mirata continua a portare risultati significativi, dimostrando benefici a lungo termine, mai riscontrati prima nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato».
Paola Trombetta