Non è solo un dolore cronico persistente e fastidioso che la donna prova durante i rapporti sessuali. La vulvodinia rischia anche di compromettere il rapporto di coppia, perchè spesso la donna cerca di evitare i rapporti per non provare dolore e solo raramente parla di questo disturbo col proprio ginecologo e tanto meno col partner, come fosse un tabù e tende a sottovalutare il problema, considerandolo una condizione fisiologica da “sopportare”.
«Per molte donne affette da vulvodinia, circa il 16%, il dolore intimo non è solo fisico, ma trasforma la sessualità in un tabù obbligato e forzato», precisa la dottoressa Daniela de Feo, ginecologa e cofondatrice del portale 4Womanhealth.com. «L’ipersensibilità e il bruciore persistente rendono impossibile vivere rapporti sereni, portando a frustrazione, senso di colpa e distanza emotiva nella coppia. Non è solo un problema ginecologico, ma un’ombra sulla qualità della vita affettiva e sul benessere psicologico. Parlarne è il primo passo per ritrovare il diritto al piacere e all’intimità. La vulvodinia non influisce solo sul corpo femminile, ma crea un divario profondo nella vita di coppia. Il 60-80% delle donne con vulvodinia riferisce difficoltà nei rapporti intimi, arrivando spesso ad evitarli del tutto. Oltre il 50% delle coppie in cui la donna è affetta da vulvodinia sperimenta un calo significativo dell’intimità e della complicità. Ansia, depressione e senso di colpa colpiscono molte donne, ma anche i partner possono sentirsi frustrati, impotenti o esclusi. Sembra addirittura che il 30-40% delle relazioni sia a rischio di crisi a causa della mancanza di dialogo e della difficoltà a trovare soluzioni condivise. La vulvodinia è una condizione reale, ma con il giusto approccio medico e psicologico, la coppia può riscoprire nuove forme di intimità e vicinanza».
Un recente studio condotto dal Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ha rivelato il potenziale terapeutico di una combinazione innovativa di estratti naturali per il trattamento della vulvodinia, una forma di dolore cronico che colpisce il pavimento pelvico femminile. La ricerca, pubblicata su Phitoterapy Research, ha dimostrato che l’associazione degli estratti di Acmella oleracea e Boswellia serrata può ridurre significativamente la sensibilità al dolore nei modelli preclinici, agendo sui meccanismi di neuroinfiammazione e iperattivazione neuronale nel midollo spinale. Questi due estratti, noti rispettivamente per le loro proprietà analgesiche e antinfiammatorie, hanno mostrato un effetto sinergico, migliorando i sintomi dolorosi e ripristinando la normale morfologia delle cellule microgliali.
«Lo studio – ha dichiarato Livio Luongo, docente di farmacologia al Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e co-autore – è nato circa sei anni fa e ha richiesto un lungo e impegnativo lavoro, soprattutto nella prima fase, in cui abbiamo determinato le dosi che mostravano un sinergismo di azione. Successivamente, è stato interessante osservare come la combinazione di Acmella e Boswellia, si sia rivelata efficace nel ridurre l’allodinia tattile, un sintomo che incide pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti affetti da dolore cronico. Dopo averne verificato l’efficacia, abbiamo testato il prodotto in un modello di vulvodinia su base infiammatoria, ottenendo risultati promettenti, che sembrano confermarsi anche nella pratica clinica. Oggi sono in corso diversi studi clinici, uno dei quali è in fase di valutazione. I dati raccolti, sia preclinici che clinici, sono stati oggetto di discussione al convegno DRUG R&D che si è concluso il 12 febbraio al Marriott Newton di Boston, Massachusetts (USA), un importante evento che riunisce esperti del settore farmaceutico, tra aziende e accademici, al quale abbiamo avuto l’onore di essere invitati. Saranno comunque necessari ulteriori approfondimenti clinici per validare l’efficacia di questa combinazione nei pazienti», ha concluso il farmacologo, la cui relazione ha come titolo: “Nervana: A Synergistic Natural Combination against Chronic Pain”.
Ecco i risultati presentati al congresso di Boston.
Riduzione del dolore: i trattamenti con la combinazione Acmella-Boswellia hanno diminuito la sensibilità dolorosa nei test comportamentali condotti sui modelli animali. Effetti anti-infiammatori: l’approccio ha dimostrato di ridurre l’attivazione delle cellule microgliali nel midollo spinale, un fattore chiave nei meccanismi di cronicizzazione del dolore. Potenziale clinico: questa combinazione rappresenta una promettente opzione terapeutica per il trattamento di condizioni dolorose croniche, come la vulvodinia.
Paola Trombetta