“Vulvodinia: conoscerla per curarla”: è il titolo del convegno, promosso dall’Associazione VIVA (Vincere Insieme la VulvodiniA), che si è svolto i giorni scorsi a Roma, presso la Presidenza del Consiglio, e ha richiamato oltre 100 sanitari da tutta Italia. Obiettivo? Avviare il riconoscimento ufficiale della patologia e il suo inserimento nei LEA, livelli essenziali di assistenza. A coordinare i lavori e promuovere le azioni necessarie, il Direttore Scientifico dell’Associazione Italiana Vulvodinia Onlus, dott. Filippo Murina, che da anni studia la patologia.
Ecco alcuni dati per inquadrare questa malattia: il 30% delle donne non ha una diagnosi e molte risolvono senza terapie la sintomatologia dopo oltre 12 anni. Da alcuni studi internazionali emerge che una media del 10% delle donne soffre di vulvodinia nel corso della propria vita. La vulvodinia è stata diagnostica per la prima volta nel 1880, ma fino a dopo gli anni Settanta del secolo successivo è rimasta nell’ombra, senza studi che approfondissero le cause, e così si sono poste le basi per il ritardo diagnostico e terapeutico che ora si cerca di colmare.
La diagnosi avviene per esclusione di altre patologie e può seguire alcune fasi che ogni ginecologo dovrebbe poter attuare: se il dolore riferito dura dal almeno 3-6 mesi, se non ci sono lesioni evidenti che riportino ad altre patologie o infezioni, se con il semplice toccamento con un cotton fioc si provoca dolore acuto, ci si trova di fronte a una probabile vulvodinia. Le terapie per affrontarla sono molteplici e spesso vanno seguite con un approccio non solo farmacologico, ma anche riabilitativo e psicologico. E’ importante affidarsi a professionisti competenti e a terapie validate, anche se non sono diffusi, al momento, in modo uniforme in tutta Italia.
Grazie al lavoro di due associazioni non profit, VIVA e AIV Onlus, nate da donne che hanno vissuto la vulvodinia e da medici che hanno iniziato a curarle con competenza, da oggi la situazione può cambiare: si è, infatti, arrivati al coinvolgimento del Ministero della Salute, rappresentato dal dott. Francesco Bevere, Direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute, che ha portato il sostegno istituzionale e personale del Ministro Lorenzin.
La Conferenza Stato Regioni ha recentemente stanziato diversi milioni di euro a favore dello studio e del monitoraggio di alcune patologie femminili molto diffuse e ancora in gran parte misconosciute, come l’endometriosi, la cistite interstiziale e la vulvodinia. Questo è un grande passo avanti che testimonia un nuovo impegno delle istituzioni. (P.T.)
Per saperne di più: www.associazioneviva.org o www.vulvodinia.org